venerdì 19 febbraio 2016

Articoli di Genetica Clinica/Umana Dicembre 2015. R. Tenconi




Scelta di articoli di Genetica Clinica/Umana pubblicati in Dicembre 2015 nelle seguenti riviste: British Medical Journal, Lancet, Lancet Neurology, Nature, Nature Biotechnology, Nature Genetics, Nature Medicine, Nature Neuroscience, Nature Reviews Genetics, Nature Reviews Neuroscience, NEJM, PNAS, Science & Cell.

ARTICOLI DA NON PERDERE
Key mendelian variants. Nature Genetics 2015;47:1371. Dice l’Editoriale che per capire la funzione dei geni la via più semplice è quella di confrontare gli effetti dell’allele mutante rispetto a quello selvatico. Ma il maggior effetto traslazionale è dato da quelle poche varianti causa di malattia che consentono di comprendere le differenze qualitative nei meccanismi patogenetici delle malattie sporadiche comuni. L’applicazione sistematica del NGS in clinica è ora il modo più efficiente nell’identificare varianti causa di malattia che non sono identificate ricorrendo agli attuali 55.009 test genetici disponibili relativi a 5.285 geni in 4.464 disordini (http://www.genetests.org). E, come ben sappiamo (ma forse è il caso di ricordarlo a qualche collega che si ostina a non andare più in là di una diagnosi clinica di comodo, ndr), per una famiglia o persona con una malattia genetica con la diagnosi termina l’odissea diagnostica che rende possibile programmare uno specifico management medico e prendere decisioni riproduttive (oltre a fornire in alcuni casi una specifica terapia sperimentale o già standardizzata, ndr). Ma quali varianti potrebbero favorire la comprensione della patogenesi delle malattie comuni? Nello stesso fascicolo è pubblicato un articolo (Multisystem Lewy body disease and the other parkinsonian disorders . Pg. 1378) in cui si propone di dare priorità a studi di cellule staminali totipotenti indotte e a studi geni-ambiente da alleli causa di sottotipi mendeliani di malattia con corpi Lewy caratterizzata da una patologia simile alla patologia molecolare ed anatomica del Parkinson sporadico. Il ricorso alla tecnologia delle iPS, partendo da cellule di pz con un fenotipo clinico ed anatomopatologico noto e ben standardizzato e con mutazione nota, consentirà di conoscere le differenze e le somiglianze tra le varie forme di malattia genetica e di paragonare quanto trovato con i casi idiopatici.

Human genetic basis of interindividual variability in the course of infection. PNAS 2015:E7118 e
Severe infectious diseases of childhood as monogenic inborn errors of immunity. PNAS 2015:E7128. Due articoli sulla variabilità interindividuale su base genetica di suscettibilità o resistenza alle infezioni. Sappiamo infatti che solo una ridotta proporzione di infettati sviluppa i segni clinici e che in una ancor più piccola parte l’infezione può essere letale. E, d’altra parte, sappiamo che ci sono persone esposte che non sono infettate e, in alcuni casi, questo è un fenotipo mendeliano da genotipo monogenico del recettore o co-recettore microbico. Il  primo lavoro è un po’ la storia delle basi genetiche, mono- poligeniche, della immunità, della variabilità delle infezioni e delle malattie da immunodeficienza, che si sono avvantaggiate da studi nelle piante e negli animali. Il secondo è una review in cui vengono rivisti i meccanismi patogenetici di resistenza o suscettibilità. Vi sono tre esempi nell’uomo di resistenza mendeliana alle infezioni, da Plasmodium vivax (gene DARC, trasmissione AR identificata nel 1975), da HIV (gene CCR5, AR nel 1996) e da Norovirus (gene FUT2, AR nel 2003). Per la variabilità clinica alle infezioni viene riportato come esempio la malattia da suscettibilità alla micobatterio (MSMD), a lungo ritenuta una forma di suscettibilità idiopatica nonostante la chiara eredità mendeliana; ora è considerata una vera immunodeficienza, geneticamente eterogenea con 9 geni di controllo dell’interferone gamma (INF-ϫ), citochina della difesa dell’ospite contro i micobatteri, con gravità correla con il difetto di INF-ϫ. I pz vengono trattati con interferone gamma ed antibiotici o con trapianto di cellule staminali ematopoietiche quando il recettore non funziona del tutto. Vengono poi presentate le malattie monogeniche da difetto del complemento o della proteina attivante, properdina, con suscettibilità all’infezioni da neisseria (tipicamente meningite meningococcica), malattie individuate con l’approccio del gene candidato su indicazione del difetto biochimico. Ed altre come la Epidermodisplasia verruciforme, la Malattia linfoproliferativa XL, la Candidiasi cronica muco-cutanea, la Dermatofitosi invasiva (piede di atleta). Infine le infezioni monogeniche non medeliane, cioè malattie sporadiche, presenti in molti pz da mutazione di un gene con penetranza ed espressività molto variabili, ma con rischio relativo alto tanto da poterle considerare monogeniche. Tra queste: Tuberculosi (gene IL12RB1 nel 2001), Malattia pneumococica invasiva (IRAK4 e altri nel 2003), Encefalita da Herpes simplex (UNC93B1 e altri nel 2006), Tripanosomiasi (T. evansi)(APOL1 nel 2006), Micosi invasiva (e.g., Candida)(CARD9 nel 2009), Sarcoma Kaposi (OX40 nel2013) e Influenza grave (IRF7 nel 2015). In conclusione le malattie infettive dell’infanzia, una volta considerate malattie tipicamente ambientali, sembrano invece tra le malattie umane quelle più geneticamente determinate.
Live births after simultaneous avoidance of monogenic diseases and chromosome abnormality by nextgeneration sequencing with linkage analyses. PNAS 2015;112:15964. Titolo promettente. Non puoi sbagliare, si dice nella sintesi del lavoro, quando selezioni un embrione da impiantare. Quindi devi applicare tutte le tecniche disponibili per individuare nell’embrione sia SNV che CNV. Ma come? Con il MARSALA (mutated allele revealed by sequencing with aneuploidy and linkage analyses) e con la tecnica di amplicazione dell’intero genoma di una singola cellula chiamata MALBAC (multiple annealing and looping-based amplification cycles). La tecnica è stata applicata con successo su biopsia blastocitica in due casi, in uno il padre aveva l’Esostosi multipla ereditaria tipo II (MIM #133701) da mutazione di EXT2 e nell’altra la madre era figlia di un affetto fa Displasia ecotermica ipoidrotica tipo 1 (MIM #305101) e portatrice di mutazione del gene EDA1 (molto interessante la tecnica, che resa semplice ed economica potrebbe essere adottata per lo screening diagnostico anche postnatale nei casi senza forte suggerimento diagnostico su base clinica, ndr).

MALATTIE NEUROLOGICHE/NEUROMUSCOLARI/NEURODEGENERATIVE/ PSICHIATRICHE
Translational profiling identifies a cascade of damage initiated in motor neurons and spreading to glia in mutant SOD1-mediated ALS. PNAS 2015:E6993. La Sclerosi Laterale Amiotrofica (ALS) può essere dovuta a mutazione del gene SOD1, che è espresso ubiquitariamente. Il meccanismo patogenetico è un danno dei motoneuroni, la cui degenerazione porta alla paralisi progressiva, e della glia. Si è ricorsi al sequenziamento RNA e alla tecnica TRAP (translating ribosome affinity purification) per valutare nei motoneuroni, astrociti ed oligodendrociti l’evoluzione della malattia del topo con paralisi simile a quella di ALS da espressione di mutazione SOD1 familiare. Negli astrociti le alterazioni più precoci riguardano geni dell’infiammazione e del metabolismo, mentre si osserva solo dopo l’inizio dei segni di malattia la sregolazione della mielinizzazione e dei pathway di segnale lipidico negli oligodendrociti. Sembra quindi che nella patogenesi della ALS vi sia una cascata temporale di danno selettivo cellulare, che inizia nei motoneuroni, che sono particolarmente vulnerabili all’ accumulo di proteina mutata e alle anomalie dei pathway cellulari perché sintetizzando alti livelli di SOD e hanno bassi livelli di chaperoni del reticolo endoplasmatico. Successivamente vi è il coinvolgimento della glia che porta alla propagazione della malattia.

Ack1 is a dopamine transporter endocytic brake that rescues a trafficking-dysregulated ADHD coding variant. PNAS 2015;112:15480. La Dopamina (DA) è un neurotrasmettitore critico per la locomozione e la ricompensa cerebrale tanto che la sregolazione dopaminergica è alla base di molte malattie neuropsichiatriche, tra cui il Parkinson, schizofrenia, ADHD e lo spettro autistico. Il trasportatore dopaminico (DAT) controlla strettamente i livelli di DA. Molte sostanze psicostimolanti e molti farmaci antidepressivi e quelli usati nell’ADHD ne inibiscono la funzione e sono note molte mutazioni di DAT causa di queste malattie. E’ quindi utile capire i meccanismi che regolano la funzione di DAT. In questo studio è stato identificato il meccanismo terminale che controlla la stabilità di DAT sulla superficie cellulare. Tramite una manipolazione genetica di questo meccanismo è stata annullato l’effetto di una nota mutazione di DAT associata a ADHD sulla instabilità intrinseca della membrana da rapido aumento di endocitosi basale.

ADHD diagnosis in US schoolchildren rose 43% in past decade, study shows. BMJ 2015;351:h6641. Analisi di prevalenza riportata in USA dai genitori con un’intervista telefonica in 3 differenti periodi da parte del US National Survey of Children’s Health in una popolazione di 190.408 ragazzi dai 5 ai 17 anni (Collins KP, Cleary SD. Racial and ethnic disparities in parent reported diagnosis of ADHD: National Survey of Children’s Health (2003, 2007 and 2011). J Clin Psychiatry 2015)(non ho il testo). La prevalenza riportata è risultata nel 2003 di 8.4% e del 12.0% nel 2011, con un incremento del 43% e con trend lineare simile in ragazzi di diversa origine etnica, ma con incremento soprattutto per quelli di origine latino-americana (83%, P<0.001) e nel gruppo di età 15-17 anni. Lo studio dei predittori socio-demografici ha rilevato che vivere ai livelli più bassi di povertà comporta un maggior rischio e questo è particolarmente significativo perché la percentuale di bambini che vivono sotto ai livelli di povertà in USA è salita del 26.4% dal 2003 al 2011.

GENETICA UMANA/CLINICA
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PIK-ing the right gene for polymicrogyria. Lancet Neurology 2015;14:1147. Commento di un lavoro sullo stesso fascicolo (Characterisation of mutations of the phosphoinositide-3-kinase regulatory subunit, PIK3R2, in perisylvian polymicrogyria: a next-generation sequencing study. Pg. 1182)(italiani buona parte deli AA) che ha chiarito in parte le basi genetiche della polimicrogiria perisilviana bilaterale (BPP), la più comune forma di polimicrogiria regionale. NPP è una condizione geneticamente eterogenea con coinvolgimento in alcuni casi del gene RTTN (CNV o SNV)(MIM #614833). Nel lavoro è stata individuata una mutazione, in gran parte dei casi ricorrente, del gene PIK3R2 (phosphoinositide-3-kinase, regulatory subunit 2 [beta]) in 20 su 118 bambini con BPP, in 7 di questi 20 la BPP era isolata e in 13 associata invece ad un quadro compatibile con la sindrome Megalencefalia-polimicrogiria-polidattilia e idrocefalia (MPPH). La mutazione era costituzionale in 12 pz, de novo in 10, in 1 pz ereditata dalla madre affetta e un altro caso presente in due fratelli da probabile mosaicismo gonadico. In 8 pz la mutazione era in mosaico presente nel sangue periferico. Sarebbe utile sapere se nei casi negativi sia presente una mutazione dello stesso gene nel tessuto cerebrale alterato. Il commento sottolinea che il pathway P13K-AKT-mTOR, in cui PIK3R2 è una subunità regolatoria, è essenziale per la crescita cellulare e il metabolismo e mutazioni dei geni del pathway TSC1, TSC2, DEPDC5 e AKT3 causano uno spettro di malformazioni corticali dalla displasia corticale focale sino all’emimegalencefalia. Interessante anche la considerazione che per il complesso delle malformazioni corticali avere come bersaglio terapeutico un pathway piuttosto di una singola proteina costituisce un considerevole vantaggio per una futura medicina di precisione.

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Bias against genetic case reports might compromise medicine. Nature Medicine 2015;21:1378. Una paginetta da leggere perché stimola la pubblicazione dei casi clinici e la loro condivisione (ClinVar e ClinGen)(http://www.ncbi.nlm.nih.gov/clinvar/). E’ molto utile pubblicare i casi clinici soprattutto se, come capita con NGS, possono essere riportati solo un paio di casi simili, e il caso clinico di solito è rifiutato dalle riviste scientifiche. Ecco allora la possibilità di pubblicazione (e la consultazione) sulla rivista on-line Molecular Case Studies (http://molecularcasestudies.cshlp.org/content/by/year)(interessante anche la possibilità di riportare il follow-up di casi già pubblicati). La nota porta un caso concreto: un persona di 34 anni a cui è stata diagnosticata una malattia genetica, l’Artropatia pseudoreumatoide dell’infanzia (PPAC) molto atipica, con due casi con varianti simili del gene WISP3. Si è arrivati alla diagnosi grazie all’analisi esomica, con il sospetto che si trattasse di una malattia genetica e non di una grave artrite dopo 30 anni dall’inizio della sintomatologia (in un caso con la stessa malattia che ho visto tempo fa il reumatologo ha pensato ad una possibile malattia genetica solo dopo la comparsa di segni simili nel fratello della probanda, la diagnosi è arrivata con l’analisi del gene candidato indicato del caratteristico fenotipo scheletrico, ndr).

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De novo mutations in congenital heart disease with neurodevelopmental and other congenital anomalies. Science 2015;350:1262. Il 13% dei neonati con malformazione cardiaca (CHD) ha anche anomalie congenite extra-cardiache, tra cui il 2% di sindromi genetiche. Il 10% dei bambini con CHD e la metà di coloro che hanno CHD grave hanno anche ritardo psico-motorio/deficit cognitivo (NDD). E’ stata quindi formulata l’ipotesi che queste anomalie anatomiche e funzionali siano dovute ad un deficit circolatorio in epoca embrionale o iatrogene, cioè dovute agli interventi terapeutici applicati alla nascita o successivamente.
In questo lavoro sono stati sottoposti a WES 1.213 bambini con CHD (e i loro genitori) non affetti da una sindrome genetica clinicamente riconoscibile. E’ stata individuata una maggior frequenza di mutazioni de novo danneggianti la proteina (LoF o missenso stimate tali con Meta-SVM score- D-Mis) in tutte le anomalie cardiache, ad eccezione della eterotassia, ed interessanti geni altamente espressi nel cuore e nel cervello con ruoli nella morfogenesi, nella modificazione cromatinica e nella regolazione trascrizionale. Queste mutazioni erano presenti nel 20% dei bambini con CHD, NDD ed anomalie extra-cardiache e solo nel 2% di coloro che avevano una CHD isolata. Sono stati identificati 21 geni con mutazioni multiple LoF e D-Mis tra cui 7 noti come causa di malformazione cardiaca come PTPN11, KMT2D, CHD7, MYH6, JAG1, NOTCH1 e ZEB2. Particolarmente interessante il coinvolgimento di RBFOX2, regolatore dello splicing alternativo, perché i 3 pz con mutazione di questo gene hanno la sindrome del cuore sn ipoplasico (e in letteratura ne è descritto un altro con tale sindrome e con CNV da delezione coinvolgente RBFOX2). Risulta anche un’evidente relazione genotipo-fenotipo per quanto riguarda la disabilità del neurosviluppo, ma questo va confermato con altri studi e modalità. In ogni modo i risultati ottenuti possono essere utili in ricerca, infatti aver trovato un’alta frequenza di mutazioni in geni regolatori di trascrizione suggerisce che mutazioni di elementi regolatori (promotori ed intensificatori) possono essere causa di CHD anche isolata. E possono essere utili anche in clinica per la sorveglianza ed interventi precoci e per ottimizzare la resa scolastica e la qualità di vita di queste persone.

Protective alleles and modifier variants in human health and disease. Nature Reviews Genetics 2015;16:689. Sappiamo che circa il 90% delle medicine che entrano in sperimentazione poi risultano inefficaci per cui sarebbe opportuno un nuovo approccio che potrebbe consistere nel trovare varianti di sequenza che favoriscono lo stato di salute, piuttosto che concentrarci su quelle che riteniamo causa di malattia, e su queste produrre nuovi farmaci. Infatti sappiamo che a livello genetico ci sono alleli ad effetto protettivo della salute mediato da altre varianti modificatrici. In questo articolo vengono definiti alleli protettivi quelli che come agenti terapeutici proteggono dalla malattia con un meccanismo in genere tramite perdita di funzione della proteina. In questa Review vengono indicate le varie tappe metodologiche per identificare tali varianti, discusso il ruolo di modificatori e le metodologia di preparazione di farmaci sulla base degli effetti protettivi fisiologici delle varianti. E gli sviluppi futuri. In Tab. 1 l’elenco di queste varianti come quella che conferisce protezione contro il virus HIV o quella causa di insensibilità al dolore (utile per lo sviluppo di analgesici) e infine le varianti per le quali non c’è ancora un’indicazione per l’applicazione terapeutica. In TAB. 2 presentati i risultati dell’applicazione del NGS su larga scala per identificare varianti protettive in alcune malattie come l’Alzheimer, la malattia coronarica ed il Diabete tipo II. Con una conclusione abbastanza ottimistica e stimolante: “Collectively, the findings to date have been encouraging and warrant further investment to provide a roadmap for further therapeutic targets”.

Human genotype–phenotype databases: aims, challenges and opportunities. Nature Review Genetics 2015;16:702. Con il diffondersi dell’uso di ricerca e clinica del NGS in tutto il mondo è diventato del tutto auspicabile la disponibilità di ampi database (db) dedicati alla raccolta dei risultati ottenuti, soprattutto sarebbe utile per mettere in comune i dati sul rapporto genotipo-fenotipo. In Tab. 1 vengono elencati i principali db dedicati alle malattie dell’uomo, db delle varianti geniche, db array-CGH, WES e WGS (es. Decipher, PhenoDb), mendeliane e altre m. rare (es. OMIM, Orphanet), genomica del cancro, GWAS (es. dbGAP) e farmacogenomica (PharmGKB), con specificati gli scopi, le dimensioni e se sono pubblici, parte di un consorzio o commerciali. Interessanti le considerazioni su come stia cambiando il nostro modo di stabilire la patogenicità di una variante; infatti ora con NGS, a differenza del passato e pensando ad una medicina personalizzata, il medico che riporta al pz i risultati dovrà ricorrere a più fonti e database di alta qualità (sia molecolare che clinica) e adottare un più stretto controllo del processo interpretativo. Da non trascurare il fatto che in alcuni db il 27% delle varianti della letteratura considerate causa di malattia in realtà queste non sono corrette o sono incomplete, andando da semplici polimorfismi a errori di sequenziamento o con scarsa evidenza di patogenicità. Da non trascurare poi che la definizione fenotipica associata ad una variante spesso è molto scarsa. In futuro per il NGS sarà la regola ricorrere per l’interpretazione delle varianti a più fonti di informazioni, informazioni da integrate con quelle del NGS di intere popolazioni e con i dati delle altre omiche, del contesto ambientale, dei dati del pathway e degli organismi modello. I db genotipo-fenotipo di nuova generazione conterranno dati aggregati ed integrati con il ricorso a modelli matematici di causalità predittiva e personalizzata.

Mutations in NONO lead to syndromic intellectual disability and inhibitory synaptic defects. Nature Neuroscience 2015;18:1731. La proteina NONO (nuclear-binding protein) codificata dal relativo gene localizzato in Xq13.1, è un importante regolatore della trascrizione in diversi contesti cellulari. E’ stata applicata l’analisi esomica in due maschi di famiglie diverse con disabilità intellettiva sindromica con corporatura esile, macrocefalia, dismorfismo facciale caratteristico, timidezza ed anomali cerebrali come grosso corpo callo e scarso sviluppo cerebellare. Sono state individuate due diverse mutazioni (una di splicing e un’inserzione di un singolo paia di basi) del gene NONO, una terza persona con mutazione con perdita di funzione di NONO era stata precedentemente riportata in letteratura. La conclusione è stata quindi di mutazioni patogene. E’ stato verificato cosa succede nel topo con perdita di funzione del gene: come nell’uomo osservata una deregolazione globale della trascrizione associata a ridotta ampiezza del ritmo circadiano, con fenotipo caratterizzato da diminuita memoria spaziale e segni di alta ansietà associati ad anomalie come appiattimento nasale, ipoplasia cerebellare ed altre simili a quelle dei pz. A livello cerebrale sono stati documentate specifiche alterazioni delle sinapsi inibitorie. In conclusione NONO è un nuovo possibile gene-malattia del neurosviluppo e la famiglia Drosophila/Human splicing protein (DBHS), che comprende NONO, PSPC1 (paraspeckle component 1) e SFPQ (splicing factor proline/glutamine-rich), ha un ruolo chiave nella organizzazione funzionale delle sinapsi GABAergiche.

Should DNA donors see genomic data? Nature 2015;528:167. Sembra di sì, alcuni lo hanno fatto, come le compagnie genetiche che vendono direttamente al consumatore, come 23andMe, che già danno alle persone sottoposte a test genetico i loro dati grezzi, senza che vi siano stati problemi di sorta.

ΔF508 CFTR interactome remodelling promotes rescue of cystic fibrosis. Nature 2015;528:510. La delezione della fenilalanina 508 del gene della fibrosi cistica (ΔF508 CFTR) è la mutazione più frequente di questa malattia. Il canale anionico CFTR mutato è incompletamente glicosilato ed ha una minima attività nelle cellule bronchiali dei pz, deficit che per motivi non noti può essere in parte corretto con la bassa temperatura o l’inibizione delle istone deacetilasi. In questo lavoro mediante l’analisi dell’interattoma di CFTR e di ΔF508 CFTR è stato possibile identificare interattori molecolari di CFTR e specifici di ΔF508 CFTR, che in corso di correzione subisce un cospicuo rimodellamento. L’analisi di questo fenomeno di rimodellamento ha consentito di individuare nuovi interattori la cui perdita favorisce la restituzione della funzione della proteina mutata nelle cellule epiteliali primarie con la mutazione. Lo studio dell’interattoma di CFTR consente quindi di concludere che il fenotipo della fibrosi cistica è una diretta conseguenza del “deragliamento” dell’intero network di interazione proteica in presenza di ΔF508.

Germline variant FGFR4 p.G388R exposes a membrane-proximal STAT3 binding site. Nature 2015;528:570. La variante rs351855-G/A è un comune SNP dell’esone 9 del gene del recettore del fattore di crescita dei fibroblasti (FGFR4), con sostituzione di un aminoacido (p.Gly388Arg) nel dominio transmembrana, variante fortemente associata all’accelerazione della progressione di alcuni tumori (scheletro, mammella, colon, prostata, cute, polmone, sarcoma dei tessuti molli, linfoma non-Hodgkin). Non se ne conoscono i meccanismi molecolari, che vengono in parte chiariti dimostrando che in vivo questa variante germinale determina un’acquisizione di funzione della proteina con un potenziamento del segnale STAT3.

Neofunction of ACVR1 in fibrodysplasia ossificans progressiva. PNAS 2015;112;15438. La fibrodisplasia ossificante progressiva (FOP, MIM #135100) è una rarissima malattia genetica da mutazione di ACVR1, recettore della proteina morfogenetica dell’osso (BMP), caratterizzata da malformazioni congenite degli alluci (valgismo, monofalangismo, malformazione del primo metatarso) e da ossificazione eterotopica progressiva in caratteristici siti extrascheletrici come muscoli scheletrici, tendini, legamenti rendendo impossibile i movimenti. Sono stati proposti in passato due meccanismi patogenetici. In questo lavoro ne viene proposto un terzo di formazione ectopica di osso ricorrendo a studi in vitro e in vivo di cellule mesenchimali stromali (MSC) derivate da cellule staminali totipotenti indotte di pz con FOP e da iPSC in cui è stato corretta la mutazione causa di malattia. La proteina ACVR1 mutata è in grado di trasmettere il segnale alla Activina-A. Un possibile target terapeutico di una malattia che ora non è curabile.

A new role for dystrophin in muscle stem cells. Nature Medicine 2015;21:1391. Commeno di un lavoro sullo stesso fascicolo (Dystrophin expression in muscle stem cells regulates their polarity and asymmetric division. Pg. 1455) i cui risultati portano, in base a studi in vitro, a concludere che la distrofina oltre a quanto già noto della sua funzione nel mantenere l’integrità delle miofibrille ha anche un’importante funzione sulla generazione dei progenitori miogenici necessaria per un’adeguata rigenerazione muscolare.

Human telomere biology: A contributory and interactive factor in aging, disease risks, and protection. Science 2015;350:1193. I telomeri sono complessi dinamici e strettamente regolati che hanno sede nelle parti terminali dei cromosomi e sono costituiti da breve ripetizioni di DNA posizionate in tandem associate a proteine protettive. La loro presenza impedisce la riunione delle due estremità, le ricombinazioni o processi di riparazione del DNA che causano instabilità cromosomica. Nelle divisioni cellulari la lunghezza dei telomeri è dovuta all’azione di una telomerasi. In molti tipi di cellule umane con il tempo si riducono i livelli di telomerasi e questo evento è accompagnato da patologie legate all’età e alla morte. Ma oltre all’età vi sono sia cause genetiche (anche monogeniche, per ora 11 geni-malattia) che ambientali causa di anomalie del mantenimento di queste strutture, che possono essere anche tessuto specifiche, e che interagiscono tra loro. Le forme monogeniche (chiamate sindromi telomeriche ereditate in genere in modo AD) interessano i geni i cui prodotti sono componenti della telomerasi (TERC, TERT, DKC1, NOP10, NHP2 e WRAP53) o proteine leganti i telomeri che hanno un effetto protettivo su questi (TINF2, RTEL1, POT1, CTC1 e TPP1): hanno come segni clinici la perdita di funzione immunitaria tramite perdita delle riserve di cellule staminali midollari, alcuni tipi di cancro, fibrosi polmonare, disturbi gastro-intestinali, cirrosi epatica e malattie neuropsichiatriche; spesso sono associati un invecchiamento ed incanutimento precoce, diabete m., infarto miocardico e pigmentazione cutanea (vedi CASO CLINICO Spigolature Dic 2015). Quali sono i fattori ambientali? Stress psicologico cronico, ambiente sociale, depressione e fumo e, di notevole interesse come risulta da recenti ricerche, sembra che appropriati interventi atti a cambiare lo stile di vita ed attenuare lo stress e la depressione siano efficaci a mantenere della lunghezza dei telomeri.
In questa Review vengono considerati i vari aspetti genetici e clinici dei telomeri per verificare se nell’uomo il loro accorciamento sia la causa o l’effetto della malattia e delle sindromi dell’invecchiamento. Le conoscenze attuali ci dicono che in realtà l’accorciamento dei telomeri, evento misurabile, è sia il promotore che il risultato della causa e della progressione della malattia e che in alcune situazioni si produce un circolo vizioso che interagisce con altri meccanismi patologici.

Mitochondrial dysfunction and longevity in animals: Untangling the knot. Science 2015;350:1204. Review sul rapporto disfunzione mitocondriale ed invecchiamento, disfunzione ritenuta la causa di tale processo. In realtà le cose sono più complesse perché la disfunzione dei mitocondri non è sufficiente per causare l’invecchiamento ed i ROS (specie reattive dell’ossigeno) prodotti dei mitocondri non sono in ogni caso prodotti tossici ma possono avere effetto stimolante sui pathway della longevità. Quindi la disfunzione mitocondriale ha un ruolo più complesso di quanto ritenuto nel regolare la longevità.

CANCRO E GENETICA CLINICA
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Defining Why Cancer Develops in Children. NEJM 2015;373:2373. Editoriale che commenta un articolo sullo stesso fascicolo (Germline Mutations in Predisposition Genes in Pediatric Cancer. Pg. 2336) sulla ricerca di mutazione germinale di geni che predispongono al cancro in età pediatrica. Dopo il primo gene, quello del Retinoblastoma nel 1986, ne sono stati individuati più di 100 e ora con l’applicazione delle tecniche di associazione genome-wide ne sappiamo sempre di più. Ora la domanda è: perché il cancro si manifesta in età pediatrica specialmente in coloro che hanno una familiarità negativa? In questo lavoro gli AA hanno ricercato in 1.120 bambini con diversi tipi di cancro mutazioni germinali ricorrendo al NGS ma limitando l’analisi genetica a 60 tumori ereditari a trasmissione AD (NB non sono state fatte analisi genetiche nei genitori). Nell’8.5% dei casi è stata trovata una mutazione patogena di uno di questi geni candidati (il 10% in un altro studio con minore numerosità). Ma qui, grazie alla tecnica adottata, sono stati individuati 4 pz in mosaico su 95, mosaicismo che sarebbe sfuggito all’analisi genetica standard. In oltre il 50% dei casi il gene è risultato il TP53 con evidenza di una mutazione biallelica, gli altri geni hanno contribuito con percentuali del 6% o meno (tra questi ci sono 12 geni delle RASopatie) e senza evidenza di mutazione biallelica.
Altro dato interessante il fatto che solo nel 40% dei 95 pz c’era familiarità di tumori, proporzione uguale a quella risultata in un gruppo di 100 persone senza mutazione germinale degli stessi geni. Potrebbe esserci stata nella selezione dei pz un vizio di accertamento verso forme gravi ma secondo gli AA la proporzione di mutazioni germinali in bambini con cancro è compresa tra il 5 e il 10%. Giustamente l’Editoriale sottolinea che l’analisi è stata focalizzata solo su un limitato numero di geni e non ha riguardato le regioni non codificanti. Va anche sottolineato che il tumore in età pediatrica è meno soggetto rispetto a quello in età adulta o successiva ad influenze ambientali e quindi ogni informazione che deriva o deriverà (rianalisi dei dati di WES/WGS) sarà utile per individuare nuovi geni e per rispondere ad alcune prevedibili domande: un bambino portatore di mutazioni di un gene che da’ predisposizione a cancro in età adulta (APC, BRCA1 e 2)(tra questi 95 b. ce ne sono 6 con mutazioni di APC e 6 di BRCA2) è a rischio di tumori in età pediatrica? (una questione importante che riguarda ad es. che dire nel counseling di un incidental finding trovato applicando WES in un bambino, ndr). Come può il mosaicismo germinale influenzare la penetranza? Qual’è il decorso prevedibile? Quante sono le de novo e quante ereditate? Quale interazioni con polimorfismi dello stesso gene o di altri geni? Tutti i bambini con cancro vanno sottoposti a NGS, per un appropriato counseling ma anche per una possibile medicina di precisione?

Mutations in the transcriptional repressor REST predispose to Wilms tumor. Nature Genetics 2015;47:1471. Il tumore Wilms è il più frequente tumore maligno renale. In 4 famiglie con più membri affetti da Wilms e in 9 casi non familiari (di età tra i 6 mesi e i 6 anni) sono state trovate con l’analisi esomica 11 diverse mutazioni inattivanti del gene REST (encoding RE1-silencing transcription factor) e in due tumori ne è stata individuata una seconda del gene senza però aver potuto precisare se in cis o in trans, questo comunque suggerisce che REST possa agire come soppressore di tumore nel Wilms. REST è un fattore di trascrizione zinc finger che agisce sulla differenziazione cellulare e sullo sviluppo embrionale, le cui mutazioni trovate sono raggruppate nel dominio di legame al DNA e l’analisi funzionale conclude che compromettano la repressione trascrizionale del gene. Con sequenziamento di REST in 519 bambini con Wilms sporadico è stata trovata una mutazione di REST nel 2% dei casi, frequenza simile a mutazioni del gene WT1 (il gene noto per essere causa del Tumore Wilms 1 (MIM #194070) e fattore di trascrizione zinc finger richiesto per la formazione del sistema genito-urinario e del tessuto mesoteliale, OMIM).
Questi risultati hanno un impatto clinico immediato perché suggeriscono di procedere con l’analisi molecolare, soprattutto in caso di familiarità di Wilms (dice il lavoro ma questo è ovvio, e nei casi clinicamente sporadici? Ndr) per la diagnosi presintomatica nei familiari (e nella discendenza, ndr) per la sorveglianza nelle persone a rischio.

ETICA
Reform of Clinical Research Regulations, Finally. NEJM 2015;372:2296. In USA dal 1974 sono state stabilite delle regole governative per proteggere le persone oggetto di ricerca (45 Code of Federal Regulations 46)(45 CFR 46). Successivamente ne sono state aggiunte altre per proteggere gravide, feti, neonati, bambini e carcerati (questi ultimi erano molto frequentemente reclutati per partecipare a sperimentazioni cliniche, ma ora non è più possibile a meno che la ricerca non riguardi espressamente la situazione carceraria). Queste nuove regole, poi modificate negli anni successivi, fanno parte di quello che ora si chiama Common Rule. Vi sono state ampie discussioni sull’efficacia e sull’efficienza delle norme e ultimamente è stata costituita una commissione per preparare i nuovi suggerimenti, commissione che ha concluso i suoi lavori lo scorso Settembre con un documento che è stato reso pubblico e commentabile sino ai primi di Febbraio 2016. Cosa cambia? Interessa tutte le sperimentazioni cliniche umane con fondi federali eccetto quelle regolate dalla FDA. Consenso informato abbreviato con focalizzazione delle “essential information that a reasonable person would want to know” (giusto! Lo facciamo adottare anche alle nostre banche? Ndr) con ulteriori dettagli forniti in appendice. I ricercatori devono informare i partecipanti che i campioni biologici potrebbero, se è il caso, entrare nel circuito commerciale, se vogliono essere informati di dati clinicamente rilevanti ed anche chiedere se possono essere ricontatti (ricordate il documento del 2010-11 del GdL di Genetica Clinica SIGU “Continuità assistenziale in Genetica clinica: il ricontatto”?), documento messo entro 60 gg nel sito federale. Terzo: nuovo consenso per ricerche secondarie successive utilizzando materiale biologico o informazioni che comprendono dati sensibili raccolti per ricerca o clinica. Quarto: previste quattro differenti tipi di ricerca per l’applicazione, per una non si applica la regolamentazione, una è esentata (ricerca a basso rischio per i partecipanti), una velocizzata ed una a cui si applica in pieno. Quinto: revisione continua per aggiornare le regole ai cambiamenti. Sesto: un singolo institutional review board per la valutazione di progetti multicentrici, con l’eccezione di alcune situazioni come ad es. collaborazioni interazionali. Ed altro.

MODELLI ANIMALI E NUOVE TERAPIE
Gene therapy for age-related macular degeneration. Lancet 2015;386:2369. La terapia della degenerazione maculare, patologia frequente in incremento di prevalenza, consiste in iniezioni endoculari ripetute per tutta la vita e molto costose di un inibitore dell’attività del fattore di crescita vascolare endoteliale (VEGF) per prevenire l’anomala crescita vascolare retinica che causa alla fine perdita di visione. Quello segnalato è l’Editoriale di un lavoro sullo stesso fascicolo (Gene therapy with recombinant adeno-associated vectors for neovascular age-related macular degeneration: 1 year follow-up of a phase 1 randomised clinical trial. Pg. 2395) che presenta i risultati del follow-up di 1 anno di una terapia genica di sperimentazione clinica in fase I per verificare l’effetto di una singola somministrazione di un gene codificante una molecola (sFLT-1), inibitore naturale di VEGF, tramite vettore virale (AAV). La terapia genica oculare è stata ben tollerata e non ha comportato effetti avversi (ClinicalTrials.gov, number NCT01494805).

Palmitoyl acyltransferase Aph2 in cardiac function and the development of cardiomyopathy. PNAS 2015;112:15666. La palmitoilazione delle proteine, modificazione dinamica post-traduzionale della proteina che regola la localizzazione, il traffico e l’interazione delle proteine, è un processo reversibile ad opera dalle palmitoilproteina tioesterasi ed ha un ruolo critico sulla struttura e funzione cardiaca. In questo lavoro nel topo si dimostra che Aph2 (Ablphitin 1), una palmitoil transferasi, ha come substrato il prodotto del gene fosfolambano (PLN), inibitore della pompa che riporta il Ca2+ dal citosol al reticolo sarcoplasmatico nei miociti (SERCA)(mutazioni di PLN sono causa della Cardiomiopatia familiare ipertrofica 18 (PLN) MIM #613874, ndr). Alcune delle anomalie cardiache del topo Aph2 -/- possono essere corrette con l’ablazione di PLN. Il gene Aph2 ha dunque un importante ruolo regolatorio non solo della funzione cardiaca, ma anche per lo sviluppo di altri organi come l’occhio.

Latent tri-lineage potential of adult hippocampal neural stem cells revealed by Nf1 inactivation. Nature Neuroscience 2015;18:1722. Nell’ippocampo adulto le cellule staminali endogene (NSC) sono considerate in grado di produrre in vivo neuroni ed astrociti. Nel topo l’inattivazione della neurofibromina (proteina codificata del gene NF1 che quando inattivata causa la Neurofibromatosi tipo 1, MIM #162200) comporta la slatentizzazione di una terza linea cellulare costituita dagli oligodendrociti. Le NSC sono quindi intrinsecamente tripotenti e questa linea è selettivamente bloccata dalla funzione del gene NF1 selvatico. Questo (oltre a farci conoscere un’inattesa funzione del gene NF1 e di riflesso il suo possibile contributo nel deficit di apprendimento frequentemente presente in questa malattia, ndr) potrebbe contribuire a migliorare le nostre conoscenze sulla plasticità delle cellule staminali ed aprire la strada a eventuali terapie che agiscano in vivo su blocchi intrinseci di differenziazione cellulare.

Loss of motoneuron-specific microRNA-218 causes systemic neuromuscular failure. Science 2015;350:1525. Nei topi si dimostra che microRNA-281 è espresso nei motoneuroni in via di sviluppo. I topi mutanti senza miRNA-281 muoiono alla nascita con il fenotipo della malattia dei motoneuroni dell’uomo, come difetto della giunzione neuromuscolare, ipereccitabilità e progressiva perdita dei motoneuroni. Si conclude che gli mRNA bersaglio di miR-2018 fanno parte di un network neuronale di geni che è selettivamente represso nei motoneuroni per prevenire la patologia neuromuscolare e la neurodegenerazione.

GENOME EDITING
Stepping toward therapeutic CRISPR. PNAS 2015;112:15536. Commento di un articolo (Synthetic CRISPR RNA-Cas9–guided genome editing in human cells. PNAS 2015;E7110) sulla tecnica rivoluzionaria dell’editing genomico. Nel lavoro viene proposta una nuova tecnica per migliorare il potenziale terapeutico utilizzando un CRISPR-RNA (scrRNA) sintetico.

Editing the genome—will society catch up with science? Lancet 2015;386:2446. In queste ultime settimane vi sono stati due meeting importanti per la medicina riproduttiva e per la genetica medica con notevole impatto sulla nostra società. L’International Summit on Human Gene Editing in Washington, DC, USA, in cui si è concluso che è opportune che continui la ricerca clinica dell’editing genico delle cellule somatiche ma che sarebbe da irresponsabili proseguire con l’applicazione clinica dell’editing germinale senza valutarne appieno i rischi e i benefici e senza un ampio consenso dell’intera società. D’altra parte al meeting a Londra del UK’s Progress Educational Trust, che ha coinvolto molti partecipanti al meeting di Washington, si è fatto presente che UK ha tutte le competenze scientifiche, organizzative e il supporto parlamentare per introdurre l’editing somatico e delle cellule germinali. Viene fatto l’esempio per l’UK della tecnica di donazione di mitocondri, nel caso di donne portatrici di mutazioni mitocondriali, che dopo anni di dibattiti scientifici e pubblici è stata, per la prima volta in tutto il mondo, a consentirla per legge.
Ora con la possibilità di trasformare cellule somatiche in germinali, che danno luogo nel topo ad embrioni e nati, questo limite tra editing somatico e germinale potrebbe essere meno netto.
Il commento conclude dicendo che è meglio provare a gestire piuttosto che evitare una tecnica per i rischi che comporta, i pz e le loro famiglie spingono per la disponibilità di nuovi trattamenti.

UK’s approval of mitochondrial donation shows how decisions on gene editing can be made. BMJ 2015;351:6745. Come fare per risolvere la questione se sia o meno opportuno l’editing genetico su embrioni umani? Fare come è stato fatto, in UK, per la donazione di mitocondri (Three-parent babies) approvata dopo più di 10 anni di proposte e discussioni dal Parlamento lo scorso 29 Ottobre. I 3 giorni dell’International Summit on Human Gene Editing di Dicembre a Washington DC, pur con molte cautele, non ha escluso che si possa ricorrere al gene editing nell’uomo. Si commenta che questi dibattiti con pareri contrastanti hanno sempre preceduto ogni avanzamento della tecnologia riproduttiva. La domanda finale:” We modify everything: our diet, our environment, our climate. Why not ourselves?”.

Germline editing dominates DNA summit. Science 2015;350:1299, International Summit on Human Gene Editing dei primi di Dicembre a Washington DC. Viene un po’ fatta la storia di questa tecnica che ha reso possibile “The unthinkable has become conceivable” con ricercatori cinesi che hanno usato tale tecnica in embrioni umani non vitali, il che ha scatenato vaste critiche, anche se poi ricercatori inglesi si sono riproposti di rifare l’esperimento (peraltro mal riuscito, ndr). Vi è comunque quasi unanime accordo nell’utilizzare la tecnica nelle cellule somatiche, mentre vi è un ampio dibattito sul “produrre” bambini ricorrendo all’editing delle cellule germinali, con alcuni che parlano di “eugenetica” e altri che invece sostengono che può essere fatto perché la riproduzione è una “lotteria genetica” che può dare luogo a bambini con malformazioni o malattie e ora è possibile correggere gli errori genetici ed avere bambini senza quella malattia. Ma, dicono alcuni, abbiamo per questo la diagnosi prenatale preimpianto senza ricorrere all’editing; sì, viene risposto, ma potrebbe risultare che nessuno degli embrioni sia normale e poi cos’è più etico “to edit embryos or screen a lot of embryos and throw many away”? Si sottolinea comunque un importante dato tecnico perché l’editing, per quanto se ne sa ora, potrebbe causare mutazioni in altre sedi o addirittura mutare l’allele selvatico ed inoltre il ricorso agli embrioni potrebbe portare ad un mosaicismo genetico. In ogni modo, anche se alcuni sono ottimisti per l’impiego di questa tecnica negli embrioni umani, altri (uno degli organizzatori del meeting) suggeriscono molta cautela. Oltre alle questioni tecniche ci sono, forse ancor più contrastanti, quelle legislative tanto che una partecipante alla fine ammette che “the ‘science’ of regulation is more precarious and uncertain than the science of gene editing”.

Vedi anche Making the cut. Science 2015;350:1456 con il sottotitolo “CRISPR genome-editing technology shows its power”. Secondo rapporto sulla riunione che sottolinea soprattutto l’uso nelle cellule somatiche.
Scientists call for moratorium on clinical use of human germline editing. BMJ 2015;351:h6603. Sempre sulla riunione.

CARATTERI-MALATTIE COMPLESSE/STUDI ASSOCIAZIONE
HLA-DRB1*11 and variants of the MHC class II locus are strong risk factors for systemic juvenile idiopathic arthritis. PNAS 2015;112:15970. Studio di associazione (locus MHC) in 9 popolazioni indipendenti di caso-controllo con pz affetti da artrite idiopatica giovanile sistemica (sJIA). Varianti genetici nel cluster genico MHC di classe II modificano significativamente il rischio di malattia, il maggior fattore di rischio è costituito da HLA-DRB1*11 che in ogni popolazione dà un rischio doppio di malattia.
Interessante anche perché si suggerisce un ruolo patogenetico a molecole di HLA che hanno un ruolo critico nel sistema immunitario adattivo.

Diabetes in the post-GWAS era. Nature Genetics 2015;47:1373. Commento di un articolo sugli studi di associazione dell’intero genoma (GWAS), sui suoi limiti e su come superarli, che contrariamente a quanto si è portati a credere, non individua geni malattia ma solo loci, cioè regioni genomiche che contengono una o più varianti che interessano il rischio di malattia. Nel lavoro sullo stesso fascicolo che viene commentato (Genetic fine mapping and genomic annotation defines causal mechanisms at type 2 diabetes susceptibility loci. Pg. 1415) gli AA hanno mappato con notevole precisione i loci associati al Diabete mellito 2 (T2D) ricorrendo Metabochip (che copre i loci associati a caratteri metabolici, cardiovascolari ed antropometrici) di 27.206 casi con T2D e 57,574 controlli). Le varianti trovate sono state confrontate con elementi regolatori del DNA e della cromatina e si è risusciti a definire i meccanismi molecolari tramite i quali le varianti trovate associate influenzano il rischio di malattia.

A genome-wide association study confirms PNPLA3 and identifies TM6SF2 and MBOAT7 as risk loci for alcohol-related cirrhosis. Nature Genetics 2015;47:1443. L’eccessivo consumo di alcool è causa di cirrosi epatica, che costituisce come frequenza la seconda causa di trapianto. Applicando la tecnica di associazione GWAS in ampie (quasi 2.000 pz e più di 2.000 controlli) popolazioni indipendenti di soggetti di discendenza europea viene confermata l’associazione con PNPLA3 (adiponeutrina) e trovata associazione significativa con MBOAT7 (proteina transmembrana) e TM6SF2 (proteina transmembrana). Questi tre loci hanno un ruolo nel processo del metabolismo lipidico e questo suggerisce che il turnover lipidico è importante per la patogenesi di questa malattia.

Multi-ancestry genome-wide association study of 21,000 cases and 95,000 controls identifies new risk loci for atopic dermatitis. Nature Genetics 2015;47:1449. Risultati dell’analisi GWAS di un ampio campione multicentrico di pz con dermatite atopica. Sono stati identificati 10 nuovi loci con geni coinvolti nell’immunità innata e nella funzione delle cellule T, fatto che sottolinea il contributo importante autoimmunitario nella patogenesi della dermatite atopica.

Genetic association analyses implicate aberrant regulation of innate and adaptive immunity genes in the pathogenesis of systemic lupus erythematosus. Nature Genetics 2015;47:1457. GWS in un campione di 7.219 pz con lupus eritematoso sistemico (e 15.991 controlli) di discendenza europea: trovati 43 loci di suscettibilità, tra cui 9 nuove associazioni. Tra questi loci vi è un eccesso di fattori di trascrizione, questo suggerisce che in questa patologia vi è una sregolazione di geni del network in più tipi cellulari con coinvolgimento della risposta immunitaria sia innata che adattativa.