venerdì 18 marzo 2016

Articoli Genetica Clinica/Umana Gennaio 2016. R. Tenconi




Scelta di articoli di Genetica Clinica/Umana pubblicati in Gennaio 2016 nelle seguenti riviste: British Medical Journal, Lancet, Lancet Neurology, Nature, Nature Biotechnology, Nature Genetics, Nature Medicine, Nature Neuroscience, Nature Reviews Genetics, Nature Reviews Neuroscience, NEJM, PNAS, Science & Cell.

ARTICOLI DA NON PERDERE
Genetic studies in intellectual disability and related disorders. Nature Reviews Genetics 2016;17:9. Lunga introduzione sulla disabilità intellettiva (ID), che in età pediatrica è la più comune causa di richiesta di consulenza genetica per diagnosi e counseling. Per l’estrema eterogeneità genetica l’approccio più logico è costituito dalle tecniche di screening genetico dell’intero genoma per la ricerca delle CNV con i microarray e le SNV con NGS (WES o WGS). Abbiamo imparato, in parte quanto già si sapeva, che la fitness riproduttiva condiziona l’architettura genetica delle ID, che vi è una correlazione positiva tra numero geni nel CNV e gravità, e che le mutazioni de novo sono associate ad un ID più grave e a un quadro sindromico, mentre le forme più comuni e più complesse di eredità sono la base delle forme più lievi di ID. In questa Review sono presentate le conoscenze recentemente acquisite e il loro impatto sulla diagnosi, prognosi e terapia. Un po’ di storia dall’esame cromosomico ai microarray, che hanno contributo a definire l’architettura genetica delle sindromi da CNV più note a quelle meno note e l’identificazione dei geni responsabili sensibili all’effetto dose. Oltre 700 geni sono stati sinora identificati per ID isolate o sindromica con trasmissione AR, AD (si stima che moltissimi siano ancora da identificare) e XL (si stima che ne siano stati identificati la maggior parte)(http://www.nature.com/nrg/journal/v17/n1/full/nrg3999.html#supplementary-information). NGS ha consentito di identificare il gene delle sindromi note e il gene di sindromi ID private con il confronto dei risultati del sequenziamento di pochissimi pz; la prossima tappa sarà quella di identificare la base genetica delle ID non sindromiche più comuni. La resa diagnostica delle ID gravi con WGS è del 60% (39% per mutazioni puntiformi de novo e 21% per CNV), senza alcun contributo di mutazioni in sede non codificante. Per le recessive, la resa diagnostica di NGS targeted dopo mappatura per omozigosi in famiglie consanguinee è stata del 57%. La validazione della patogenicità di un gene si avvale di varie tecniche (studi caso-controllo, il ricorso a studi in vitro e in vivo in modelli animali), la prima ovviamente è quella della replicazione, cioè l’osservazione di pz con mutazioni dello stesso gene stimate dannose e fenotipo simile tramite l’applicazione del reverse phenotyping (rianalisi fenotipica alla luce del gene mutato). La Review poi prosegue con quanto ora sappiamo dei processi biologici sottostanti ID, con particolare riguardo a pathway comuni con altre patologie del neurosviluppo come l’autismo, la schizofrenia e l’epilessia, e le nuove prospettive di ricerca tra cui l’eredità digenica ed oligogenica, le mutazioni in sedi non codificanti e quelle somatiche

Telling patients of incidental genetic findings is questionable, researchers warn. BMJ 2016;352:h7034.
Establishing the Clinical Validity of Arrhythmia-Related Genetic Variations Using the ElectronicMedical Record. JAMA 2016;35:33.
Association of Arrhythmia-Related Genetic Variants With Phenotypes Documented in Electronic Medical Records. JAMA 2016;35:47. Commento (BMJ) ed editoriale (JAMA) di uno studio (JAMA) sulle conseguenze fenotipiche di possibili varianti di sequenza patogene di 2 geni dei canali ionici, le cui mutazioni sono associate a due sindromi potenzialmente fatali, gene SCN5A-s. Brugada (MIM #601144) e KCNH2 L’analisi è stata condotta in una popolazione di 2.022 pz di 7 differenti centri medici americani di età media di 61 anni, non selezionati per patologie di conduzione cardiaca - s. QT lungo (MIM #192500). L’analisi è stata condotta in una popolazione di 2.022 pz di 7 differenti centri medici americani di età media di 61 anni, non selezionati per patologie di conduzione cardiaca ricorrendo alle informazioni presenti nella carella medica elettronica (EMR) ed al sequenziamento ad alta qualità, con successiva conferma Sanger, dei due geni da parte di 2 laboratori commerciali ed 1 accademico esperti di analisi molecolare di queste patologie.
Lo scopo, come ben riporta il lungo commento su JAMA, è di testare la validità clinica di questi test genetici prima di consigliarne l’uso clinico, validità che si può definire come la capacità, individuando una variante genetica, di precisare o prevedere l’effetto sulla salute di una persona, anche se va sottolineato che questa è una condizione necessaria ma non sufficiente perché quel test possa essere considerato un biomarcatore utile in clinica. Infatti buona parte delle informazioni sui test genetici di cui disponiamo si basano su studi applicati a famiglie a rischio di quella patologia, mentre sappiamo nulla o molto poco se cerchiamo tali “biomarcatori” in una popolazione non selezionata di persone e in buona salute, premessa necessaria per poter realizzare quello che si chiama medicina di precisione. Gli AA hanno trovato che l’11% della coorte (223 persone) avevano una o più varianti rare di questi due geni, con 42 varianti considerate da almeno un laboratorio come patogene o probabilmente tali trovate in 63 persone. Come peraltro atteso (vedi Next-generation sequencing-based genome diagnostics across clinical genetics centers: implementation
choices and their effects. EJMG 2015;23:1042)(selezione articoli Ottobre 2015) è stata osservata bassa concordanza di interpretazione sulla patogenicità delle varianti da parte dei tre laboratori. L’analisi delle cartelle cliniche elettroniche con i risultati degli ECG non ha trovato differenze significative di prevalenza di aritmia o di anomalie ECG tra partecipanti con o senza tali varianti. Con il controllo manuale delle cartelle il 35% (22 di 63) dei partecipanti con una di queste varianti ha segni di aritmia o anomalie ECG e solo 2 hanno un intervallo QT corretto più lungo di 500 millisecondi (vn in ms: <430 maschi, <450 femmine, ndr). Possibili spiegazioni: 1. le manifestazioni cliniche non sono state registrate nelle cartelle elettroniche di qualche pz; 2. la variante necessita di una concausa ambientale o genetica per determinare la patologia; 3. qualche variante comporta poco o nessun rischio di aritmia o anomalie ECG. Quanto osservato potrebbe avere valore anche per situazioni simili come gli Incidental Findings del NGS.

MALATTIE NEUROLOGICHE/NEUROMUSCOLARI/NEURODEGENERATIVE/ PSICHIATRICHE
Movement disorders: advances in 2015. Round up 2015: cose nuove per il Parkinson ed altri disturbi del movimento. Nuovo gene del Parkinson familiare AD (CHCHD2) con NGS in una famiglia pakistana (o suscettibilità al Parkinson come sono varianti di SNC e LRRK2, e alla demenza con corpi Lewy).
Patologia simile a quella dei prioni in molti disturbi del movimento come Parkinson, demenza con corpi Lewy e Atrofia multisistemica.
I modelli animali suggeriscono che patogeni enterici neurotropici possono entrare nel cervello tramite il nervo vago con un processo lentissimo che dura decenni.
Approvato dalla FDA un farmaco, IPX066 che è un nuova formulazione orale a lunga durata di carbidopa-levodopa, disegnato per raggiungere rapidamente e mantenere dose terapeutiche dei farmaci.
Nel Parkinson avanzato sembra essere efficace la stimolazione cerebrale bilaterale profonda della parte interna del globo pallido e del nucleo subtalamico.

Degenerative neuromuscular diseases: crucial gene and cell machinery discoveries. Lancet Neurology 2016;15:12. Round up 2015 (AA italiani). Nuovi geni della Sclerosi Laterale Amiotrofica: CHCHD10, NEK1 e, in particolare, TBK1. Questo gene trovato con GWAS oltre ad altri noti (SOD1, VCP, and TARDBP), la cui proteina è coinvolta nell’autofagia e nell’infiammazione, meccanismi patogenetici già sospettati in questa malattia neurodegenerativa. Pz con mutazione di TBK1 possono avere diversi fenotipi.
Si è chiarito almeno in parte il meccanismo molecolare della ALS da espansione esanucleotidica di CORF72 (causa del 50% dei casi familiari e del 5% dei casi sporadici) da difettoso trasporto nucleare.
Ci sono state ulteriori avanzamenti nella comprensione della patogenesi di malattia neurogenerative da alterato processamento RNA, come l’ALS da mutazioni del gene TARDBP e l’Atrofia muscolare spinale 1, esempi di malattie da alterato splicing RNA, con buone prospettive terapeutiche.
Prospettive terapeutiche vengono da esperimenti nel topo per ALS da mutazioni di SOD1 e per la m. Charcot-Marie-Tooth 1B tramite un meccanismo di stimolazione di eIF2 (eukaryotic translation initiation factor 2) che contrasta l’accumulo di proteine malripiegate.

Nonnative SOD1 trimer is toxic to motor neurons in a model of amyotrophic lateral sclerosis. PNAS 2016;113:614. L’aggregazione proteica è alla base delle malattie neurodegenerative. Mutazioni di SOD1 (superossido dismutasi) sono causa di ALS e l’ipotesi patogenetica, non provata, è che aggregati di questa proteina causino la morte neuronale. In questo lavoro si dimostra sperimentalmente che aggregati di SOD1 mutante comportano in effetti la morte neuronale. La comprensione di questi processi patologici può favorire l’individuazione di un modo di intervenire sulla formazione di questi aggregati.

The road less traveled: Start-ups invest in novel approaches against neurodegeneration. Nature Medicine 2016;22:11. Stanno nascendo molte start up che intendono usare differenti approcci per la ricerca di una terapia per le malattie neurodegenerative rispetto a quelli attuali come ridurre l’accumulo di aggregati Aβ nell’Alzheimer e di α-sinucleina nel Parkinson. Alcune si stanno orientando nell’individuazione del ruolo patogenetico dell’accumulo di prodotti di scarto nei lisosomi dei neuroni anche partendo dall’osservazione che gli eterozigoti di mutazioni causa della m. Gaucher, una malattia da accumulo lisosomiale, sono a rischio di Parkinson. Altre nel ridurre non tanto l’accumulo di aggregati Aβ nell’Alzheimer quanto nel ridurne gli effetti tossici. Altri ancora si stanno concentrando sui meccanismi patogenetici dei “degenogeni” (geni della neurodegenerazione) o dei geni di pathway che partecipano a questo processo e che svolgono un ruolo di modificatori. Ci sono start up che stanno sviluppando anticorpi monoconali che legano ed inibiscono un componente del pathway del complemento, C1q, che attiva le risposte immunitarie da anticorpi e che ha anche una funzione di rimozione dell’eccesso di sinapsi nelle prime fasi dello sviluppo cerebrale e che, si ipotizza, potrebbe essere riattivato su stimolazione dei processi infiammatori presenti nelle malattie neurodegenerative. Il sistema immunitario potrebbe anche essere un obiettivo terapeutico, come per alcuni tipi di cancro trattati con immunoterapia, con anticorpi che modulano i geni dell’immunità espressi nelle cellule immunitarie. In conclusione “We’ll be treating Alzheimer’s disease and Parkinson’s disease more like we’re treating cancer. We won’t be classifying based on symptoms, but based on underlying defects” (bel programma che dovrebbe essere adottato sempre, ndr).

Disrupted nuclear import-export in neurodegeneration. Science 2016;351:125. Commento dell’articolo sullo stesso fascicolo (Cytoplasmic protein aggregates interfere with nucleocytoplasmic transport of protein and RNA. Pg. 173) che rileva che il danno tossico nelle malattie neurodegenerative è dovuto all’accumulo di proteina simil-amiloide nel citoplasma, non nel nucleo. Le principali malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, la SLA, il Parkinson e la m. Huntington sono dovute all’accumulo di proteine malripiegate nel citoplasma cellulare. Nel lavoro, ricorrendo a tecniche in vitro, si conclude che l’aggregazione citoplasmatica interferisce con il trasporto nucleo-citoplasmatico proteico e di RNA, mentre non si produce alcuna inibizione di trasporto quando l’inclusione delle stesse proteine avviene in prossimità del nucleolo o nel nucleo.

Parkinson’s disease–associated mutant VPS35 causes mitochondrial dysfunction by recycling DLP1 complexes. Nature Medicine 2016;22:54. La m. Parkinson ha come caratteristica patogenetica una disfunzione mitocondriale che in base a recenti ricerche sembra essere costituita da un’alterata dinamica e un alterato controllo di qualità. Mutazioni del gene VPS35 (vacuolar protein sorting 35) è il terzo gene dopo SNCA e LRRK2 del Parkinson a trasmissione autosomica dominante e non se ne conosce il meccanismo patogenetico nel causare la neurodegenerazione. Da questo lavoro risulta una frammentazione mitocondriale e morte cellulare nei neuroni coltivati in vitro, nella sostanza nigra in vivo del topo KO di VPS35 e nei fibroblasti di pz con una mutazione di VPS35. Le mutazioni determinano un’aumentata interazione della proteina codificata con DLP1 (dynamin-like protein) mitocondriale, componente delle GTPasi che regolano le continue fissioni e fusioni mitocondriali, con aumentato turnover dei complessi DLP1 e frammentazione mitocondriale. Le anomalie mitocondriali e la disfunzione neuronale possono essere evitate inibendo chimicamente la fissione mitocondriale. Da sottolineare che lo stress ossidativo aumenta tale interazione, che è stata trovata anche nel Parkinson sporadico. Questo meccanismo patogenetico sembra quindi operare non solo nel Parkinson familiare ma anche in quello sporadico.

Amyloid plaques are still main target for Alzheimer’s Drugs. BMJ 2016;352:i214. Il genetista inglese che ha sostenuto che il meccanismo patogenetico dell’Alzheimer sia dovuto all’accumulo di amiloide (amyloid hypothesis) è ottimista (New Year lecture at the University College London School of Pharmacy on 12 January) sui risultati dei farmaci che riducono le placche di amiloide, nonostante gli insuccessi delle sperimentazioni cliniche. Peraltro, fanno notare alcuni, questi farmaci sono molto costosi. Ottimista soprattutto per la nuova sperimentazione della Eli Lilly con farmaci come solanezumab o più recentemente come aducanumab della Biogen.
Interessante quanto propone per la s. Down, in cui c’è il rischio consistente di Alzheimer precoce dovuto al fatto che in questa trisomia vi è un’aumentata produzione di amiloide. Ma nella s. Down non si ritiene etico fare una sperimentazione clinica, per motivi che secondo lui sono del tutto fuori luogo. Ma annuncia che sta partendo in USA una sperimentazione in questa sindrome con un vaccino contro l’amiloide β e spera che un’analoga sperimentazione parta anche in UK.

Articoli sull’architettura genetica della Schizofrenia.
Back to the past in schizophrenia genomics. Nature Neuroscience 2016;19:1. Commento degli articoli sullo stesso fascicolo (Mapping DNA methylation across development, genotype and schizophrenia in the human frontal cortex. Pg. 40; Methylation QTLs in the developing brain and their enrichment in schizophrenia risk loci. Pg. 48) sui risultati dell’analisi della mappa della metilazione dinucleotidica CpG di encefali fetali ed adulti associata con studi di genomica integrativa che portano ad individuare un legame tra epigenoma e rischio di architettura genetica di schizofrenia. I risultati portano a concludere che la maggior parte delle differenze di metilazione nell’encefalo adulto dei pz con questa malattia non dipendano tanto dalla (dis)regolazione epigenetica in età adulta quando compaiono i primi segni della malattia, quanto da meccanismi che operano nel corso dello sviluppo cerebrale. L’ipotesi quindi che vi sia una componente epigenetica allo origini dello sviluppo della schizofrenia. Si può ipotizzare che l’architettura epigenetica della schizofrenia interagisca con la sottostante architettura genetica che influenza l’epigenetica cerebrale durante lo sviluppo prenatale e che tali interazioni geno-epigenotipiche si ripetano durante la vita postnatale influenzando l’encefalo a rischio in diversi periodi di sviluppo e di maturazione.

Altro articolo sullo stesso argomento:
Identification of schizophrenia-associated loci by combining DNA methylation and gene expression data from whole blood. European J. Human Genetics 2015;23:1106.

GENETICA UMANA/CLINICA
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SNP location helps predict disease aetiology. Nature Reviews Genetics January 2016. Commento di un articolo (Wu XM, Hurst LD. Determinants of the Usage of Splice-Associated cis-Motifs Predict the Distribution of Human Pathogenic SNPs. Molecular Biology and Evolution 2015;33:518). Nella selezione delle varianti trovate all’analisi genetica alla ricerca di quelle causa di malattia vengono di solito escluse quelle silenti, che non modificano la sequenza aminoacidica. Ma sappiamo che in qualche caso lo sono tramite un effetto sul processo di splicing RNA, quando ad es. alterano o un sito di splicing o un enhancer (ESE) o un silenziatore di splicing esonico, che sono particolarmente presenti nel tratto finale dell’esone. Ipotesi di lavoro: la distribuzione nei geni degli ESE potrebbe prevedere la localizzazione delle SNP patogene. Gli AA hanno analizzato il database ClinVar trovando 8.250 SNP esoniche sinonime o missenso in 1.747 geni. Oltre l’82% di queste sono localizzate entro 69 pb dalla giunzione esone-introne, con una maggior concentrazione entro 3 pb dal sito di splicing; lo stesso arricchimento è stato trovato nelle regioni fiancheggianti le aree ad alta densità di ESE, mentre le parti centrali degli esoni hanno la metà di SNP patogene. Da qui la stima che il 24% delle SNP patogene, sia sinonime che missenso, alterano lo splicing. Considerando che anche le mutazioni nella parte centrale dell’esone possono alterare il processamento dell’RNA si arriva ad una stima ancor maggiore (44%). Quindi sembra che l’alterazione dello splicing, indipendentemente dal fatto che la SNP sia sinonima o missenso, sia un frequente meccanismo causa di malattia. E questa ipotesi è ulteriormente confermata dal fatto che buona parte dei geni-malattia hanno più esoni rispetto ai geni che non risultano associati a malattie, pur tenendo conto della lunghezza della sequenza di DNA codificante. Quanto suggerito ha una rilevanza pratica considerevole, perché nella pratica corrente le varianti sinonime non sono considerate, come invece dovrebbe essere. Gli AA stanno preparando un sistema computazionale per predire quali sinonime potrebbero essere associate a malattia.

A proposito di splicing:
RNA mis-splicing in disease. Nature Reviews Genetics 2016;17:19. Review sui meccanismi di splicing dell’RNA e sulle mutazioni causa di malattia con particolare enfasi su quelle recentemente descritte che ci fanno capire meglio il meccanismo regolatorio dello splicing. Vengono anche prese in considerazione le recenti strategie terapeutiche di modulazione dello splicing. In Tab. 1 le malattie da alterazione dello splicing (n° 10 in cis, tra cui la Progeria; n° 3 dello spliceosoma, tra cui la Retinite Pigmentosa AD gene PRPF6; n° 5 in trans, tra cui la SMA). Come esempi di terapia di modulazione dello splicing la m. Duchenne nel caso di delezione dell’esone 51 con il ricorso ad oligonucleotidi antisenso (drisapersen o eteplirsen) che consentono con lo skipping esonico di ottenere una proteina più corta ma funzionante; un’altra malattia per la qualche è tuttora in corso la sperimentazione clinica con ASO è la SMA. Oltre agli ASO sono in sperimentazione anche terapie con piccole molecole che modulano l’attività di fattori di splicing o sequenze di RNA per bloccare il reclutamento dei fattori di splicing per le sequenze mutate, usate per migliorare l’efficienza della terapia con ASO nella m. Duchenne (come il dantrolene) e nella SMA. Con il miglioramento delle nostre capacità di identificare l’alterato splicing come causa di malattia crescerà di pari passo il numero di condizioni in sperimentazione clinica e possibilmente curabili.

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Protein misfolding in the endoplasmic reticulum as a conduit to human disease. Nature 2016;529:326. Bellissima review sul meccanismo patogenetico comune ad alcune malattie neurodegenerative e metaboliche. Il reticolo endoplasmatico (ER) è un organello specializzato che coordina la sintesi, il ripiegamento e il trasporto di almeno un terzo delle proteine. Regola l’omeostasi, processo di controllo della biogenesi, il ripiegamento, l’assemblaggio il traffico e la degradazione delle proteine destinate agli organelli dello spazio extracellulare. Queste proteine regolano processi cellulari fondamentali e la comunicazione tra cellula e cellula. Il preciso ripiegamento proteico è necessario per la sopravvivenza cellulare e per i normali processi fisiologici dell’organismo. L’alterata omeostasi dell’ER porta all’accumulo di proteine malripiegate all’interno dell’ER, conosciuto come stress dell’ER, che attiva la risposta alle proteine malripiegate (UPR). L’attivazione di UPR promuove la sopravvivenza o, se lo stress è cronico o grave, la morte cellulare.
In questa Review viene presentato quello che si sa dei meccanismi cellulari e molecolari che stimolano lo stress ER e l’attivazione di UPR e l’impatto sulla funzione e sul destino della cellula. E l’importanza dell’omeostasi ER per lo sviluppo, la fisiologia e le malattie nell’uomo. La review termina con la prospettiva del ricorso a farmaci che hanno come bersaglio il meccanismo di stress ER ed i pathway UPR, farmaci che costituiscono l’approccio più promettente nella terapia del cancro.

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Shared Genetic Predisposition in Peripartum and Dilated Cardiomyopathies. NEJM 2016;374:233. La cardiomiopatia materna perinatale (poco prima o poco dopo) che provoca insufficienza cardiaca è una seria condizione con mortalità del 5-10% e che nel 4% si risolve con un trapianto cardiaco. L’incidenza varia molto, in alcuni paese dall’1:100 al 1/300 (Nigeria e Haiti), in Europa e USA è di 1:4.000. I fattori di rischio sono la pre-eclampsia, la gravidanza gemellare e l’età materna avanzata. Non se ne conoscono le cause, ipotizzata un’autoimmunità, il microchimerismo, una miocardite, l’eccesso alimentare di sale o il deficit di selenio. Dal punto di vista patogenetico si pensa sia una patologia vascolare prodotta dalle modificazioni ormonali tipiche della gravidanza, anche se questo meccanismo è poco spiegabile sulla base della sua incidenza. L’ipotesi di una base genetica è stata posta per la sua frequenza particolarmente alta in alcune popolazioni e per la familiarità, non comune, anche se in Germania in uno studio è stata osservata nel 15% delle pz con familiari affette da patologia cardiaca perinatale, come miocardiopatia, miocardiopatia dilatativa, aritmia o morte improvvisa. In questi casi di familiarità sono state trovate mutazioni causative di geni delle proteine microfibrilalri, tra cui TTN che codifica la proteina sarcomerica Titina. Infine clinicamente la cardiomiopatia perinatale ha alcuni aspetti clinici in comune con la quella idiopatica dilatativa, in cui sono state trovate mutazione di vari geni, incluse mutazioni troncanti di TTN (presenti nel 25% dei casi familiari e nel 18% dei casi sporadici con miocardiopatia dilatativa). In questo lavoro sono stati sequenziati 43 geni della miocardiopatia dilatativa idiopatica in 172 donne con cardiomiopatia perinatale (di 6 diversi gruppi e gravità) e confrontata la prevalenza di varianti nonsenso, frameshift e di splicing con quella di pz con cardiomiopatia dilatativa idiopatica e in controlli. La prevalenza trovata nei due primi gruppi è simile, con alcune mutazioni in comune. Identificate mutazioni troncanti nel 15% delle pz, in gran parte a carico del gene TTN. In un sottogruppo di pz con la cardiomiopatia perinatale con quadro clinico ben definito la presenza di m. troncanti TTN era significativamente correlata con una più bassa frazione di eiezione al follow-up di 1 anno. In conclusione situazione genetica simile tra la cardiomiopatia perinatale e quella dilatativa idiopatica con le varianti troncanti di TTN come principale causa genetica di ambedue le patologie.

TRAIP promotes DNA damage response during genome replication and is mutated in primordial dwarfism. Nature Genetics 2016;48:36 (due AA italiani). Mutazioni dei geni del pathway di segnale della risposta al danno del DNA (DDR)(che regola la replicazione e la riparazione del DNA ma anche altri importanti processi come la trascrizione, lo splicing dell’RNA e il metabolismo e il cui principale gene è ATM –Atassia Telangiectasia Mutata) sono causa di malattie con predisposizione al cancro, immunodeficienza, invecchiamento prematuro, neurodegenerazione, deficit di crescita e microcefalia. Il nanismo primordiale microcefalico (MPD) è costituito da un gruppo di malattie genetiche a trasmissione AR (s. Seckel, Nanismo primordial osteodisplasico, s. Meier-Gorlin) con deficit di crescita pre- e post-natale (altezza definitiva ~1 metro) e grave microcefalia che contraddistingue queste malattie da altre con deficit di crescita anche rilevante. Per identificare nuovi geni di MPD è stato applicato WES a un pz ed è stata individuata una mutazione nonsenso in omozigosi di un gene, TRAIP, la cui proteina regola la risposta a lesioni genotossiche durante la replicazione. L’analisi Sanger in 262 pz con MPD ha individuato un secondo bambino con la stessa mutazione, sempre in omozigosi, in ambedue i casi i genitori non erano consanguinei e le famiglie non correlate. L’analisi WES di 28 pz con sospetta s. Seckel ha individuato una omozigosi di una mutazione missenso in un bambino di genitori di origine turca (gli altri due erano un italiano e un inglese) con consanguineità di terzo grado. La clinica dei 3 bambini era molto simile con MPD, lieve-moderato ritardo psico-motorio, infezioni respiratorie. Il gene TRAIP è necessario per la progressione del ciclo cellulare le cui mutazioni ne limitano la proliferazione, fatto questo che spiega bene il fenotipo. E’ quindi un componente della risposta al danno del DNA a lesioni che ne bloccano la replicazione.

The requirement of iron transport for lymphocyte function. Nature Genetics 2016;48:10. Commento di un articolo sullo stesso fascicolo (A missense mutation in TFRC, encoding transferrin receptor 1, causes combined immunodeficiency. Pg. 74) in cui si descrive una nuova immunodeficienza combinata (CID) da alterato ingresso di ferro nella cellula. Le CID sono un gruppo di malattie genetiche (oltre 40) con difetto di sviluppo o di funzione dei linfociti T e B con suscettibilità a infezioni gravi, anche mortali. Ma molti pz sono affetti da CID senza che per essi sia identificata la causa. In questo lavoro è stata identificata mediante WGS una mutazione missenso in omozigosi del gene TFRC, che codifica il recettore transferrinico 1 (TfR1), come causative di una CID in due famiglie ambedue con consanguineità: la prima (Kwait) con 14 bambini affetti, di cui 6 deceduti 6;l’analisi con linkage WG ha indicato un locus in 3q28-29 dove non sono state trovate mutazioni. Al WGS trovata una mutazione in omozigosi del gene TFRC (in 3q29), segregante con il fenotipo, gene che si trova a valle di 919 kb del limite distale del picco di linkage. Nella seconda famiglia (solo 1 affetto) data la somiglianza clinica con la famiglia 1 è stato applicato il Sanger e trovata in omozigosi la setssa mutazione (famiglie non correlate).
La clinica: ipogammaglobulinemia con linfociti normali, neutropenia e piastrinopenia intermittenti, in alcuni modesta anemia. Nella famiglia 1 eseguito il trapianto di cellule staminali ematopoietiche in 8 affetti, con successo.Il bambino della famiglia 2 aveva avuto diarrea ed infezioni ricorrenti con un quadro ematologico simile. Le cellule B della memoria CD19+CD27+, importanti per la produzione di anticorpi, sono ridotte rispetto alle altre cellule B CD19+. La patogenicità della mutazione è stata documentata nel topo.
Altro dato interessante il fatto che sia presente nei pz una forma lieve di anemia nonostante il gene abbia un ruolo critico nello sviluppo e nella funzione eritrocitaria. Nel lavoro si dimostra che una metalloriduttasi (STEAP3) si associa a TfR1 e nei fibroblasti di alcuni pz in parte normalizza l’uptake transferrinico agendo come un segnale endocitosico accessorio che evita la comparsa di una grave anemia. TfR1 è quindi un componente importante della immunità adattativa e il ferro è necessario per il trasporto di ossigeno da parte degli eritrociti ma lo è anche per la replicazione del DNA e la respirazione cellulare e TfR1 è il principale recettore responsabile del trasporto di Fe in buona parte delle cellule, inclusi i linfociti.

Principle of proportionality in genomic data sharing. Nature Review Genetics 2016;17:1. Proposta che si applichi un principio di proporzionalità da applicare per la condivisione dei dati genomici che pesi la profondità e la quantità dei dati che sono potenzialmente identificanti la persona (cosa è condiviso) contro l’ampiezza della condivisione (con chi) per trovare un approccio adeguato che bilanci la beneficenza (far bene) e la non maleficenza (primum non nocere).

Micronucleus formation causes perpetual unilateral chromosome inheritance in mouse embryos. PNAS 2016;113:626. E’ frequente il riscontro negli embrioni di un mosaicismo cromosomico, che può determinare ridotta (in)fertilità. Nonostante la frequenza di questo evento poco si sa su come si producano così frequentemente nell’embrione cellule aneuploidi e il mosaicismo. L’osservazione prolungata della segregazione cromosomica nell’embrione di topo ha consentito di osservare che i cromosomi sono frequentemente incapsulati in strutture simili a nuclei, chiamati micronuclei. Questi micronuclei mancano di cinetocore e sono quindi incapaci di segregare in modo appropriato e migrano nel corso della divisione cellulare in una delle cellule figlie. Questo meccanismo, suggeriscono gli AA, costituisce una nuova modalità di malsegregazione cromosomica che può contribuire all’alta frequenza di aneuploidie negli embrioni dei mammiferi, d’altra parte costituisce una modalità di prevenire la precoce cromotripsi (caos cromosomico) genomica embrionale.

Sex-specific silencing of X-linked genes by Xist RNA. PNAS 2016;113:E309. L’inattivazione del cromosoma X nei mammiferi, “rimedia” (mi piace questo termine, ndr) al differente contenuto di numero di cromosomi X tra femmina e maschio. Il silenziamento dei geni avviene grazie ad uno specifico RNA (Xist). Si dimostra che nel topo questo RNA opera il silenziamento dei geni localizzati sul cromosoma X delle femmine, non dei maschi. Questo silenziamento sesso specifico è osservabile nell’embrione, nelle cellule staminali embrionali differenziate e nelle cellule staminali dell’epiblasto (da cui derivano i 3 foglietti germinativi e tutti i tessuti dell’embrione, ndr). Gli AA suggeriscono, in base ai risultati ottenuti, che sia l’induzione di Xist che il silenziamento genico siano condizionanti (effetto dose?) dai geni che nelle femmine non vanno incontro all’inattivazione X.

KCC2 rescues functional deficits in human neurons derived from patients with Rett syndrome. PNAS 2016;113:751. Come sappiamo sino ad ora non c’è alcuna possibilità terapeutica per la s. Rett. In questo lavoro, ricorrendo a neuroni ottenuti da cellule staminali pluripotenti indotte di pz da mutazione di MeCP2, si riscontra un significativo deficit di espressione di KCC2 (cotrasportatore 2 K+Cl- neurone specifico). Questo deficit determina un ritardo funzionale di attivazione di GABA, che viene normalizzato aumentando i livelli di KCC2 nei neuroni di Rett. Si dimostra che la proteina MeCP2 regola l’espressione di KCC2 inibendo il fattore di trascrizione RE1-silencing, proteina codificata dal gene REST, che agisce come repressore trascrizionale. La modulazione farmacologica potrebbe quindi essere una prospettiva terapeutica per questa devastante malattia del neurosviluppo.

Exacting Requirements for Development of the Egg. NEJM 2016;374:279. Editoriale di un articolo sullo stesso fascicolo (Mutations in TUBB8 and Human Oocyte Meiotic Arrest. Pg. 223) sull’individuazione di una nuovo condizione che causa l’arresto maturativo oocitario in MI, che porta a sterilità. Non sapevamo sino ad ora quale fossero le cause genetiche dell’arresto meiotico. Bellissima la figura dell’editoriale che mostra la maturazione meiotica degli oociti nella nostra specie. Nel lavoro si è iniziato con l’analisi esomica di 5 membri di una famiglia di quattro generazioni, 3 di questi avevano infertilità da arresto in MI, l’analisi, poi è stata estesa con Sanger del gene candidato (TUBB8, beta tubulina8, espressa solo negli oociti e nei primi periodi di vita dell’embrione in cui è l’unica beta tubulina espressa), in altri membri della famiglia e in altre 23 famiglie con infertilità primaria. Trovate mutazioni in 7 su un totale di 24 famiglie, in 5 ereditate dal padre e in 2 de novo nelle donne con infertilità. Le mutazioni hanno un effetto dominante negativo che altera la funzione microtubulare e l’assemblaggio meiotico del fuso dell’oocita con conseguente difetto maturativo.

Autoimmune vitiligo is associated with gain-of function by a transcriptional regulator that elevates expression of HLA-A*02:01 in vivo. PNAS 2016;113:1357. La vitiligine è una malattia autoimmunitaria cronica della cute geneticamente associata a variazioni nella regione MHC classe, vicino al gene HLA-A, precisamente HLA-A*02:01 nella popolazione di derivazione europea e giapponese. In questo lavoro si precisa ulteriormente la localizzazione genomica di questa associazione ad un aplotipo SNP a valle di circa 20 kb rispetto a HLA-A. Quindi la sua associazione primaria è in una regione regolatoria del gene che è in forte disequilibrio con l’allele HLAA che conferisce specificità *02:01:01:01.

MHC class II super-enhancer increases surface expression of HLA-DR and HLA-DQ and affects cytokine production in autoimmune vitiligo. PNAS 2016;113:1357. In questo lavoro si sottolinea l’importanza della regolazione trascrizionale dei geni HLA per il rischio di sviluppare la malattia autoimmunitaria, con i livelli di espressione delle molecole di HLA classe II forse ancor più importanti della specificità antigenica.

CANCRO E GENETICA CLINICA
The Role of Risk-Reducing Surgery in Hereditary Breast and Ovarian Cancer. NEJM 2016;374:454. Review che affronta un tema classico di counseling genetico del cancro al seno ed ovarico familiare, in particolare come si seguono le donne che non hanno avuto il cancro: come calcolarne il rischio in base all’età, l’efficacia della chirurgia per la riduzione del rischio, le complicazioni e gli effetti psicologici di queste procedure, le strategie alternative per affrontare il rischio e come aiutarle al meglio a prendere decisioni.

MODELLI ANIMALI E TERAPIE
Monkeys genetically modified to show autism symptoms. Nature 2016;529:449. Commento di un lavoro sullo stesso fascicolo (Autism-like behaviours and germline transmission in transgenic monkeys overexpressing MeCP2. Nature 2016;530:98) sulle possibilità e anche sulla difficoltà di avere un modello di autismo in una specie vicina alla nostra. La scimmia di laboratorio non è in genere ideale per valutare il comportamento sociale perché ignora le altre scimmie ma corre ossessivamente in circolo e grugnisce ansiosamente contro di loro. In questo lavoro, il primo che pubblica i risultati di scimmie ingegnerizzate dell’autismo, vengono presentati alcuni risultati interessanti, anche se non è ben chiaro quanto i risultati ottenuti siano sovrapponibili a quelli tipici dell’autismo.
Il primo risultato è che nei feti nati morti con copie in eccesso da 1 a 7 copie di MECP2 queste sono espresse a livello cerebrale. Sono state anche ottenute 8 scimmie, sempre con copie extra di MECP2, il cui comportamento nel corso dell’anno in parte almeno richiama quello dell’autismo: corrono in tondo ma in modo strano, quando incontrano un’altra scimmia la saltano o le girano intorno e riprendono a ruotare a cerchi stretti. Sottoposti a una batteria di test tutti hanno almeno un segno dell’autismo, come comportamenti ripetitivi e asociali con sintomi più gravi nel maschio, come nell’uomo con duplicazione di MECP2. Questi risultati, ottenuti nel 2013, non sono stati ritenuti dai revisori degni di pubblicazione fino a quando ora gli AA hanno ottenuto la stessa sintomatologia nella generazione successiva, sempre con scimmie con copie extra di MECP2. Viene fatto notare però che in realtà la clinica della duplicazione MECP2 nell’uomo comporta oltre a segni autistici anche gravi deficit cognitivi e crisi convulsive, non nel modello animale forse perché nella scimmia l’espressione del gene ha effetti diversi. In prospettiva vi è ora un modello migliore di quello murino a cui applicare le tecniche di imaging cerebrale, per verificare se sono coinvolte le stesse aree con la possibilità, se così fosse, di intervenire con tecniche di genome editing con CRISP con il KO delle copie di MECP2 in eccesso o con stimolazione cerebrale profonda, tecnica già utilizzata nel Parkinson e nella depressione.

Tau toxicity feeds forward in frontotemporal dementia. Nature Medicine 2016;22:24. Commento di un articolo (Tau-driven 26S proteasome impairment and cognitive dysfunction can be prevented early in disease by activating cAMP-PKA signaling. Pg. 46) che dimostra che gli aggregati di tau che causano la Demenza fronto-temporale danneggiano l’attività proteasomica. In un modello murino di tauopatia e in vitro l’inibizione del proteasoma può essere ridotta da una piccola molecola che porta alla fosforilazione e all’attivazione del proteasoma riducendo l’accumulo della proteina tau. In vivo vi sono ridotti livelli di aggregati tau e un miglioramento delle prestazioni cognitive.

PPAR-δ is repressed in Huntington’s disease, is required for normal neuronal function and can be targeted therapeutically. Nature Medicine 2016;22:37. PPARs (peroxisome proliferator-activated receptor) sono fattori di trascrizione attivati da ligando, i cui sottotipi PPAR-α, PPAR-δ and PPAR-γ sono attivati da lipidi ed acidi grassi e sono importanti per l’omeostasi lipidica, il metabolismo glucidico, la produzione di energia e la differenziazione cellulare. PPAR-δ, a funzione non nota, è il sottotipo principale nel SNC. In questo studio si dimostra che interagisce con la proteina Huntingtina. La proteina mutata, causa della m. Huntington (HD), reprime PPAR-δ e nel modello murino di HD la sua transattivazione riduce la disfunzione mitocondriale e migliora la sopravvivenza dei neuroni. La sua inattivazione a livello cerebrale nel topo comporta alterazioni cerebrali e funzionali simili a quelle prodotte dalla mutazione e la sua attivazione farmacologica riduce la neurodegenerazione, migliora la funzione motoria e la sopravvivenza. Effetti favorevoli della sua attivazione si ottengono anche in neuroni da cellule staminali di pz con HD. Una possibilità terapeutica.

Transplantation of human embryonic stem cell-derived retinal tissue in two primate models of retinal degeneration. PNAS 2016;113:E81. E’ già stato sperimentato con successo nel topo il trapianto di cellule staminali embrionali (ES) come approccio terapeutico della retinite pigmentosa (RP). In questo lavoro è stato effettuato un trapianto di tessuto retinico derivato da cellule ES di derivazione retinica nello spazio subretinico in un modello di ratto di RP avanzata ed è stato documentato un buon attecchimento ed organizzazione in strati retinici che si sono ben integrati con la retina ospitante. E’ stato successivamente usata la stessa tecnica in due diversi modelli di scimmie in cui erano state prodotte lesioni retiniche simili a quella della RP avanzata. Mediante OCT e l’analisi immunoistochimica si è documentato un buon attecchimento del trapianto, che si è sviluppato per i primi 120 giorni per poi stabilizzarsi, e una suo buon posizionamento che consente le connessioni sinaptiche con le cellule bipolari della retina recipiente. Buone prospettive per il trapianto nell’uomo e risultati utili per avere messo a punto una metodologia di valutazione dell’attecchimento.

Inhibition of Hif1α prevents both trauma-induced and genetic heterotopic ossification. PNAS 2016;113:E338. L’ossificazione eterotopica è una condizione debilitante in cui si forma tessuto osseo nei tessuti molli, che può essere acquisita da trauma muscolo-scheletrico o da gravi ustioni oppure dovuta ad una malattia genetica, la fibrodisplasia ossificante progressiva (FOP, MIM #135100) da mutazione del gene codificante il recettore morfogenetico dell’osso (vedi anche Neofunction of ACVR1 in fibrodysplasia ossificans progressiva. PNAS 2015;112;15438)(Articoli Dicembre 2015). In questo articolo, ricorrendo a tre diversi modelli murini, traumatico, genetico e misto, si dimostra che sia nelle forme acquisite che nella forma monogenica è coinvolto un pathway di segnale comune Hif1α (hypoxia inducible factor-1α) e che l’inibizione farmacologica o il KO genetico riduce o addirittura evita la formazione di tessuto osseo ectopico. Possibile opzione terapeutica.

I farmaci in uso nella m. Parkinson hanno la funzione di correggere la perdita di dopamina, ma comportano effetti sfavorevoli come le discinesie (movimenti volontari anomali), che non sono correggibili se non a prezzo di peggiorare i sintomi della malattia. Quindi la necessità di capire meglio la fisiopatologia delle discinesie e trovare nuove terapie, ricorrendo a modelli animali: Gene therapy blockade of dorsal striatal p11 improves motor function and dyskinesia in parkinsonian mice. PNAS 2016;113:1423.
p11 modulates L-DOPA therapeutic effects and dyskinesia via distinct cell types in experimental Parkinsonism. PNAS 2016;113:1429.

Transcription factors LRF and BCL11A independently repress expression of fetal hemoglobin. Science 2016;351:285. Mutazioni dei geni della globina adulta causano la Falcemia e la talassemia. Per le emoglobinopatie è ora possibile la terapia genica, ma data la loro frequenza, elevata in certe popolazioni, si stanno cercando terapie farmacologiche che possano essere utilizzate a livello di popolazione. Un approccio promettente potrebbe esser quello di riattivare farmacologicamente l’espressione dell’emoglobina fetale (HbF) nelle cellule eritroidi adulte. Ma non si conosce il meccanismo che reprime HbF (α2ϫ2). In questo lavoro, ricorrendo a studi in vitro e nel modello di topo umanizzato, si dimostra che la repressione avviene ad opera il fattore di trascrizione LRF codificato dal gene ZBTB7A che mantiene la densità nucleosomica necessaria per il silenziamento ϫ-globinico nell’adulto e che la sua attività repressiva avviene tramite il complesso NuRD (del rimodellamento e deacetilazione del nucleosoma) che è indipendente dal noto repressore della HbF BCL11A. Quindi una potenziale opportunità terapeutica per le emoglobinopatie.

Two genes substitute for the mouse Y chromosome for spermatogenesis and reproduction. Science 2016;351:514. In un precedente lavoro gli AA hanno osservato che solo due geni con locus nel cromosoma Y, Sry (codificante il fattore di determinazione del testicolo) e Eif2s3y (fattore di proliferazione degli spermatogoni) sono determinanti per il successo nella riproduzione assistita. In questo lavoro gli AA si sono chiesti se questi due geni possono essere rimpiazzati dall’attivazione transgenica dei loro omologhi codificati da geni su altri cromosomi. Sry è stato sostituito con attivazione transgenica di Sox9 (gene target a valle) e Eif2s3y con sovraespressione transgenica del suo omologo sul cromosoma X Eif2s3x. Il maschio, senza cromosoma Y, è in grado di produrre gameti aploidi e di generare figli da riproduzione assistita. Si dimostra quindi una ridondanza funzionale tra geni Y e i suoi omologhi di altri cromosomi. Per evitare equivoci gli AA precisano: So, although our data demonstrate that it is possible to bypass the requirement for the Y chromosome in male assisted reproduction, the Y clearly remains the genetic determinant of full natural masculinity”.

GENOME EDITING
Cautious welcome for gene editing of Duchenne muscular dystrophy in animal model. BMJ 2016;352:h7033. Commenti di tre lavori sulla stesso fascicolo di Science sull’uso dell’editing genetico con CRISPR-Cas9 in topi neonati con mutazioni del gene Duchenne. Nel 2014 la tecnica era stata usata con successo, sempre nel topo, ma ricorrendo alla correzione germinale; questo ha sollevato ampie discussioni e pareri contrastanti sul suo uso nell’uomo, anche per l’imprecisione della correzione ed il rischio di trasmettere alle successive generazioni altre mutazioni. Nel primo lavoro nel modello murino di questa malattia, mdx con mutazione non senso nell’esone 23, si è adottata la strategia dello skipping esonico con una tecnica chiamata “Myoediting” che consiste in NHEJ mediata da CRISPR/Cas9 nel muscolo postnatale diretta dall’adenovirus (AAV9) che ha un altro tropismo per il tessuto muscolare. La delezione dell’esone 23 comporta l’espressione di una proteina tronca e parzialmente funzionante. Gli effetti avuti sono molto incoraggianti, sia come espressione di distrofina a livello cardiaco che muscolare, sia come effetto clinico di forza muscolare. Questa tecnica potrebbe essere usata per la correzione dell’80% delle mutazioni causa nell’uomo di Duchenne e per altre malattie monogeniche.
Il ricorso nel Duchenne ad Oligonucleotidi antisenso, sempre per abolire la funzione dell’esone 23, è una terapia prospettata e sperimentata che si è rivelata poco praticabile per la tossicità e per la necessità di ripetute somministrazioni (iniezioni) per mantenere un adeguato skipping esonico (vedi Functional correction in mouse models of muscular dystrophy using exon-skipping tricyclo-DNA oligomers. Nature Medicine 2015;21:270)(Spigolature Marzo 2015).
Postnatal genome editing partially restores dystrophin expression in a mouse model of muscular dystrophy. Science 2016;351:400. Stessa metodica, sempre nel topo mdx, stessi risultati.
In vivo genome editing improves muscle function in a mouse model of Duchenne muscular dystrophy. Science 2016;351:403. Idem.
In vivo gene editing in dystrophic mouse muscle and muscle stem cells. Science 2016;351:407. Idem.

A CRISPR-Cas9 gene drive system targeting female reproduction in the malaria mosquito vector Anopheles gambiae. Nature Biotechnology 2016;34:78 (1 A italiano). Lo sviluppo della tecnologia CRISPR/Cas9 per modificare la popolazione della Anopheles gambiae, il principale vettore del parassita malarico, apre la strada per il controllo di questo insetto parassita.

Bitter fight over CRISPR patent heats up. Nature 2016;526:265. Competizione tra due università americane per il brevetto della tecnica di genome editing CRISPR–Cas9. Intanto uno dei due ha riportato che ha messo a punto una nuova tecnica con un altro enzima, Cpf1, che opera come Cas9.

The domestication of Cas9. Nature 2016;530:468. Commento del lavoro sullo stesso fascicolo (High-fidelity CRISPR–Cas9 nucleases with no detectable genome-wide off-target effects. Pg. 490) sul miglioramento della tecnica di taglio di precise sequenze di DNA da parte dell’enzima Cas9. Una limitazione infatti all’uso di questa tecnica per correggere mutazioni geniche nell’uomo è costituita dal fatto che l’endonucleasi oltre all’ editing genomico richiesto può determinare non volute mutazioni in altre sedi del genoma che hanno sequenza simile a quella bersaglio (bello il termine addomesticamento, come se si trattasse di un leone, ndr).

Embryo editing gets green light. Nature 2016;530:18. Come preanunciato UK decision sets precedent
for research on editing genomes of human embryos. Dopo l’approvazione dello 1 Febbraio 2016 da parte del UK Human Fertilisation and Embryology Authority (HFEA) a Londra un gruppo di scienziati sta preparandosi ad applicare il genome editing per ricerca ricorrendo ad embrioni umani,. Il programma è di ricorrere ad embrioni umani normali mutando loro geni attivi subito dopo la fertilizzazione e distruggendoli dopo 7 giorni. Questo per studiare e verificare se siano possibili terapie per la sterilità. Si è ora in attesa del parere del comitato etico locale.

Applications of CRISPR–Cas systems in neuroscience. Nature Reviews Neuroscience 2016;17:36. Questa tecnica, applicata alle neuroscienze, consentirà di sviluppare nuove ricerche per studiare la complessità del sistema nervoso, ricorrendo anche a modelli animali e delle cellule staminali totipotenti indotte. L’applicazione di CRISP offrirà quindi l’opportunità di sviluppare ricerche di neuroscienze di base e traslazionali.

Go-ahead for human genome editing with caveats. Nature Biotechnology 2016;34:11. Nuova sintesi del convegno di Washington del 1-3 Dicembre 2015 che ha riunito 500 tra eticisti, legali, ricercatori biomedici e associazioni laiche con una dichiarazione in comune e 4 conclusioni (http://www8.nationalacademies.org/onpinews/newsitem.aspx?RecordID=12032015a)

EPIGENETICA
Sperm RNA fragments modify offspring metabolism. Science 2016;351:13. Commento su due lavori (Biogenesis and function of tRNA fragments during sperm maturation and fertilization in mammals. Pg. 391 e Sperm tsRNAs contribute to intergenerational inheritance of an acquired metabolic disorder. Pg. 397) che dimostrano che lo sperma di roditori contiene RNA che modifica il metabolismo dei figli. Nel primo studio si è osservata un’eredità epigenetica della progenie di topi alimentati con una dieta con poche proteine, figli che hanno un incremento di attività di geni del metabolismo del colesterolo e lipidico; nello sperma dei topi a basso contenuto proteico c’è un considerevole incremento di frammenti di vari tipi di tRNA. Gli AA pensano che lo sperma acquisisca tali frammenti passando attraverso l’epididimo. Nel secondo lavoro gli AA hanno iniettato lo sperma in oociti non fertilizzati dopo aver nutrito il topo maschio con dieta ad alto o basso contenuto di grassi. La prole, nutrita normalmente, dei maschi in dieta ad alto contenuto di grassi rimaneva snella ma condividevano con il genitore due anomalie metaboliche, un anomalo assorbimento di glucosio e l’insensibilità all’insulina. Per identificare il ruolo dei frammenti di tRNA in questo effetto gli AA hanno inserito tali frammenti in oociti fertilizzati con altro sperma ed hanno osservato che se provenivano da padri in dieta grassa i figli avevano un alterato metabolismo glucidico.
Il commento termina con una domanda “how permanent these changes are and how quickly they can be reversed by changing diet” e una speranza “If a bad diet can influence us, I think a healthy diet can do it in the same way” (quanta responsabilità abbiamo come genitori nei confronti dei nostri figli! Ndr).

CARATTERI-MALATTIE COMPLESSE/STUDI ASSOCIAZIONE
Genetics and phenotypes in infl ammatory bowel disease. Lancet 2016;387:98. Editoriale di un articolo sullo stesso fascicolo (Inherited determinants of Crohn’s disease and ulcerative colitis phenotypes: a genetic association study. Pg. 156) sul rapporto genotipo/fenotipo nella malattia infiammatoria intestinale. La m. Crohn e la colite ulcerosa sono le principali forme della malattia infiammatoria intestinale. Sono riportati 163 loci di sucettibilità in gran parte condivisi da queste due forme, alcuni in comune con altre malattie dell’immunità. In questo lavoro è stato condotto uno ampio studio (49 centri di 16 paesi, 29.838 pz ben classificati nei vari sottotipi) di associazione (con Immunochip array) per capire la relazione biologica tra i vari sottotipi (classificazione Montreal). Risultati significativi: 1. Non è stata confermata la relazione tra NOD2 e malattia stenosante, ma c’è associazione tra NOD2 ed età giovanile e localizzazione ileale. 2. La localizzazione colica della m. Crohn e più legata agli alleli di suscettibilità HLA della colite ulcerosa che agli alleli di suscettibilità del Crohn. In particolare la localizzazione colica del Crohn risulta quindi geneticamente intermedia tra la localizzazione ileale del Crohn e la colite ulcerosa, fatto che suggerisce di modificare la sua posizione nosologica. La malattia infiammatoria intestinale potrebbe essere un continuum di malattie con tre gruppi principali costituiti da m. Crohn ileale, m. Crohn colico e Colite ulcerosa e la localizzazione intestinale della malattia sia un aspetto intrinseco della malattia stessa, solo in parte geneticamente determinata, e fattore chiave dell’evoluzione della patologia infiammatoria.